Lavoro, come riconoscere una tentata truffa online: la storia di A.
A. ha quasi 40 anni, è laureato in una prestigiosa università milanese e da qualche anno lavora per una multinazionale, reparto commerciale. Le cose ad A. vanno sostanzialmente bene. Può contare su un buono stipendio, benefit e premi. Però gli piacerebbe avanzare nella carriera, diventare manager. In azienda, nonostante i risultati ottenuti, non vede grandi possibilità. Così da qualche tempo tiene sott'occhio le offerte su LinkedIn, il social network del lavoro su cui ha pubblicato il suo curriculum vitae.
OFFERTE PER LONDRA E DUBAI. Una mattina A. riceve una chiamata dal Regno Unito. Dall'altra parte del telefono una società di head hunting (cacciatori di teste): «Può parlare? È un buon momento? Ho sottomano il suo cv, avrei delle proposte... sta ancora cercando?». A risposta affermativa viene fissata una call via Skype. Le offerte di cui si parla, anticipate via mail, sono allettanti. Certo, il lavoro sarebbe all'estero: Londra e Dubai. Non un impedimento però, visti gli stipendi.
BENEFIT E BUSTA PAGA PESANTE. Nel primo caso 11 mila euro lordi al mese (9.500 sterline) con bonus, appartamento e auto aziendali (compresa la benzina), assicurazione medica anche per la famiglia più "significant pension". Nell'ipotesi che fosse assunto negli Emirati, invece, si porterebbe a casa, con gli stessi benefit, 150 mila dollari l'anno (135 mila euro netti). A. non si stupisce più di tanto di essere stato contattato. I suoi dati sono su LinkedIn, qualche mese prima poi aveva risposto a una mail di interesse da parte di un'altra società inglese. E a volte gli è capitato di rispondere a offerte ed essere richiamato. Dunque nulla di strano.
CHIESTO DENARO PER IL CV. La call in Skype è fissata per lunedì mattina con la signora Michelle. Lui è in video, lei no. Solo una voce dall'accento indiano. Professionale, gentile. A. ha già sostenuto diversi colloqui in Rete con società straniere e tutto procede nella norma. Ma a metà chiamata Michelle si tradisce e chiede, per l'inserimento del suo cv nel database dei miracoli, 445 euro. Da versare via sito terzo. La cosa comincia a puzzare: nessuna società di recruitment vuole denaro. Solitamente sono società pagate da clienti che cercano personale.
A. così prende tempo. Il sito della società è veramente ben fatto: nulla lascia pensare a un fake. Vero, è stato registrato solo a fine 2017. Le recensioni dunque non sono numerose e il rating è incompleto. La sede si trova nel Regno Unito, in una città dell'Inghiliterra settentrionale. Inserendo l'indirizzo su Google Earth (aggiornato a maggio 2017) si ottiene l'immagine di una strada di un quartiere residenziale molto brit: casette basse dai mattoni rossi, un parcheggio e uno stabile per uffici in affitto, dalle atmosfere decisamente Full Monty.
NESSUNA TRACCIA DELLA SEDE. Sulla mappa, tra un minimarket e un garage, non c'è alcun accenno alla sede. Un po' troppo understatement per una società di head hunting che promette carriere prestigiose in mezzo mondo. Indizi, non prove: nel mondo globalizzato a portata di un clic, per fare affari non occorre necessariamente una sede di rappresentanza.
A. decide di non mollare la presa. E così all'insistenza sempre via messaggio Skype di Michelle decide di rilanciare, dopo aver segnalato il fatto alla polizia inglese. Così presenta una controproposta: 200 euro per l'iscrizione. E Michelle accetta di buon grado. Una volta effettuato il pagamento, assicura, si può cominciare. Grazie e arrivederci.
UNA DENUNCIA IN 20 MINUTI. Sulla polizia inglese occorre però aprire una parentesi. Per denunciare l'accaduto ad A. è stato sufficiente compilare una serie di domande con risposte chiuse e aperte, dare qualche dettaglio su di sé e sul presunto truffatore. Infine ha ottenuto un Cnr (Crime report number) e la relativa password in modo da poter aggiungere nel caso dettagli e informazioni. Tempo stimato: 20 minuti.
Ancora non si sa se la società in questione stia truffando coloro che contatta. Certo è che in passato, solo per restare in Uk, scam di questo tipo ce ne sono state e parecchie. Nel 2016, per esempio, un tale aveva creato decine di compagnie fake e imbrogliato centinaia di persone offrendo lavori inesistenti previo pagamento di 480 sterline. Sfruttando per di più la vulnerabilità di chi sta cercando un posto. Anche all'estero. In molti siti, per esempio, sono presenti recensioni firmate da non meglio identificati manager italiani.
REGOLE PER NON ESSERE TRUFFATI. Ci sono alcuni segnali da non sottovalutare per evitare di cadere nelle mani dei truffatori. Se la posizione offerta ha del miracolistico, meglio diffidare e seguire il detto: troppo bello per essere vero. Se la società di recruitment chiede il pagamento di una somma per la pratica, qualcosa non va. Se poi accetta di dimezzare la cifra, allora la percentuale che si tratti di una truffa si alza esponenzialmente. In caso di mail in inglese, bisogna fare attenzione agli errori grammaticali e di spelling (a partire dalle maiuscole). Allo stesso modo, meglio diffidare da una eccessiva sicurezza del consulente. Al primo «Il posto è tuo» meglio cambiare aria.
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